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Buttare via gli sprechi

4/11/2009 (7:34)

Un aticolo La Stampa.it

Gli italiani sono il popolo più consumista del mondo: un vademecum per cambiare
SARA RICOTTA VOZA
MILANO
Se tutti vivessero come noi europei ci vorrebbero almeno due pianeti e mezzo. Se tutti vivessero come noi italiani, servirebbero anche un paio di galassie. La prima affermazione è un dato del Living Planet Report del Wwf, la seconda è una deduzione conseguente a un altro dato, che vede gli italiani come i più grandi consumatori di energia in casa, con valori quasi doppi rispetto agli europei. Detto questo, lo «spreconismo» è attività globale e siamo tutti - chi più chi meno - diventati «insostenibili» per il pianeta. Il punto è che a tutto questo ora si è aggiunta anche la crisi e forse è il momento che ci tocca «fare di necessità virtù». Frasi come questa per anni sono state copyright delle nonne, così come le parole «frugalità», «risparmio», «meno» (anziché «più»). Oggi invece sono parole di tendenza se non addirittura di avanguardia e le si legge, le si ascolta, le si vive sempre più. Sono fra le «password», insomma, per entrare nel futuro senza farsi troppo male.

Parole tristi per un futuro triste, dunque? Dipende da come le si pronuncia. Proprio oggi esce un libro intero per spiegarlo. Per dire che in momenti di crisi come questi si può scegliere se sentirsi «i protagonisti» di un nuovo stile di vita o «gli emarginati» di un sistema che non capiamo più. Il libro in questione osa mettere le parole «spreco» e «meno» in copertina («Occhio allo spreco» è il titolo, «Consumare meno e vivere meglio» il sottotitolo) ed è l’ultimo di una serie - globale e fortunata - di testi che gioiosamente parlano di «Decrescita felice», «Intelligenza ecologica», «Società sufficiente».

Le informazioni
Testi (in alcuni casi «sacri») di una nuova comunità globale che comunica soprattutto attraverso il web e s’informa e diffonde informazione attraverso libri, siti, film e documentari online. Persone che come l’autrice di questo libro sullo spreco (Cristina Gabetti) sono convinte che deprimersi non serva e anzi «inquini», perché «risucchia emozioni e attenzioni». Persone lontane dagli ambientalismi e degli ecologismi tristi (come tutti gli «ismi») che hanno fatto il loro tempo. Gente per cui ora è il momento di credere in quello che si fa e di trasformare anche i più piccoli gesti quotidiani in «espressioni di creatività e di consapevolezza».

Concretamente significa, per esempio, chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti non solo perché si risparmia, ma perché evitare uno spreco è un piacere che nasce dal sentimento prima che dal pensiero (o dal dovere). Quanto ai consigli pratici, sono talmente tanti che non si sa da cosa incominciare. Forse da quelli che più ci riguardano come italiani. L’acqua, per esempio. Di quella minerale (s’intende in bottiglia, di solito in plastica) siamo i maggiori consumatori al mondo. Le confezioni monodose presenti ormai ovunque sono un vero boomerang: «contengono poco prodotto e creano molta spazzatura».

Che non finisce solo in discarica, se in alcune zone del mare la concentrazione di plastica supera di sei volte quella di plancton... Quindi? Consiglio: a tavola portare acqua filtrata in una caraffa di buona qualità, per uscire metterla in una borraccia. Altra passione italiana, le pulizie di casa: perché moltiplicare detersivi per il bagno, la cucina, i pavimenti quando si può avere un «detergente universale»? Il bicarbonato aggiunto all’acqua, per esempio, sgrassa i lavandini di cucina e bagno, ed è perfetto pure per l’argenteria. In rete poi ci sono le «ricette» più diverse a base di aceto o alcol per liquori.

Se proprio non si può fare a meno del detersivo «comprato», almeno che sia biodegradabie (ce ne sono fino al 90%) e si eviti lo spreco dei flaconi andando in supermercati che lo vendano sfuso nei dispenser. Altri luoghi (non solo italiani) di spreco insostenibile sono la cucina, il bagno, persino il salotto. In cucina si dovrebbe tornare al ricettario degli avanzi (chi ne ha le può inviare a ricetteavanzi@eniaspa.it); in bagno basterebbe applicare riduttori di flusso per aiutare una famiglia di cinque persone a risparmiare almeno 150 euro all’anno (e molti litri di preziosissima acqua).

In salotto bisognerebbe smetterla di sognare sui cataloghi asettici dei marchi del design non solo perché si finisce per mettere in soffitta anche bei mobili solo un po’ démodé, ma soprattutto perché le nostre case finiscono per assomigliarsi sempre più. E questo non è un vero «più», ma un «meno».